Ha salutato nella lingua dei segni, ha lanciato un ennesimo appello alla pace un Siria, ha implorato il mondo perché si occupi dei bambini scomparsi e sfruttati e ha parlato della preghiera che non è una bacchetta magica. 

Papa Francesco nell’udienza generale davanti a circa venti mila persone. Al termine ha ricordato la Giornata internazionale dei bambini scomparsi, che ricorre oggi 25 maggio: “È un dovere di tutti  proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti. Auspico che le autorità civili e religiose possano scuotere e sensibilizzare le coscienze, per evitare l’indifferenza di fronte al disagio di bambini soli, sfruttati e allontanati dalle loro famiglie e dal loro contesto sociale, bambini che non possono crescere serenamente e guardare con speranza al futuro. 

Sulla Siria ha ricordato gli attentati con le autobombe di lunedì che, ha detto il papa, “hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi. Esorto tutti a pregare il Padre misericordioso affinché doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione ai familiari e converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione”. Bergoglio, entrando in piazza San Pietro per l’udienza generale, ha visto un gruppo di una sessantina di persone dell’Ente nazionale sordi di Firenze e li ha salutati dalla papamobile gesticolando con le mani nel linguaggio dei segni. Il gruppo a sua volta ha risposto a Francesco con lo stesso gesto. Subito prima il Pontefice aveva fatto salire sulla jeep bianca scoperta tre bimbi, che hanno compiuto tutto il giro con lui, fino al sagrato. 
Alla catechesi il Papa ha spiegato che la preghiera “non è una bacchetta magica”, richiede di affidarsi a Dio “anche se non ne comprendiamo la volontà”: “Dio esaudisce la preghiera, anche se ciò non significa che lo fa nei modi e nei tempi che noi vorremmo”. Il papa ha detto che bisogna pregare sempre, non solo quando se ne sente il bisogno, perché “senza la preghiera la fede vacilla”. Il Papa ha commentato durante l’udienza la parabola del giudice iniquo e della vedova che con insistenza gli chiedeva che le fosse resa giustizia. La vedova, ha sottolineato il papa, come gli orfani e gli stranieri, era indifesa e senza tutela nella società del tempo ed “ricorre alla sua unica arma, continuare a importunare il giudice con la propria richiesta di giustizia, e proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo: il giudice la esaudisce non per dare retta alla propria coscienza o alla legge”, ma per levarsela di torno: “Dato che mi dà fastidio le farò giustizia perché non venga sempre a importunarmi, e da questo Gesù trae una duplice conclusione e cioè che se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto quanto più Dio che è padre buono farà giustizia ai suoi che gridano verso di lui, e inoltre non li farà aspettare a lungo ma agirà prontamente. Per questo Gesù esorta a pregare, senza stancarci, soprattutto, ma Gesù ci assicura che a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce la preghiera, anche se ciò non significa che lo fa nei tempi e modi che noi vorremmo”. Per questo motivo la preghiera “non è una bacchetta magica”.  

fonte: Famiglia Cristiana