Papa Francesco all’udienza generale sottolinea come Cristo si sia fatto vicino a tutti, in particolare ai più poveri. E avverte: «È brutto per la Chiesa quando i pastori diventano principi, lontani dalla gente, lontani dai più poveri: quello non è lo spirito di Gesù. Lui era un pastore che stava tra la gente, tra i poveri: lavorava tutto il giorno con loro. Non era un principe». 

Dopo la messa mattutina a Santa Marta in memoria di padre Jacques Hamel, papa Francesco si è spostato in piazza San Pietro per l’udienza generale. C’erano anche Chantal e Roseline, le sorelle del sacerdote sgozzato il 26 luglio a Rouen, che hanno posato per una foto ricordo con il Papa e con l’arcivescovo di Rouen Dominique Lebrun che le accompagnava. Proprio a monsignor Lebrun il Papa ha detto: «Puoi mettere in chiesa questa foto di padre Hamel, perché lui è beato adesso, e se qualcuno ti dice che non ne hai il diritto, tu dì che il Papa ti ha dato il permesso». 

Nel giorno della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, Bergoglio nella catechesi spiega come Cristo si sia fatto “vicino a tutti”, in particolare “ai più poveri”: «Era un pastore che era tra la gente, tra i poveri: lavorava tutto il giorno con loro. Gesù non era un principe», ha detto. «È brutto per la Chiesa quando i pastori diventano principi, lontani dalla gente, lontani dai più poveri: quello non è lo spirito di Gesù. Questi pastori Gesù rimproverava, e di loro Gesù diceva alla gente: “fate quello che loro dicono, ma non quello che fanno”». 
Commentando il passo del Vangelo di Matteo in cui il Signore chiama a seguirlo proprio persone semplici e “gravate da una vita difficile”, “che hanno tanti bisogni”, promettendo loro “che in Lui troveranno riposo e sollievo”, il Pontefice ricorda che quell’invito «è rivolto in forma imperativa». Gesù dice: “Venite a me”, “prendete il mio giogo”, “imparate da me”. E ha aggiunto: «Magari tutti i leaders del mondo potessero dire questo!». 

Gli “sfiduciati della vita”, i poveri, i piccoli, ha spiegato Francesco, «non possono contare su mezzi propri, né su amicizie importanti», ma «solo confidare in Dio». Consapevoli di una «umile e misera condizione», sanno di «dipendere» dalla misericordia del Signore, «attendendo da Lui l’unico aiuto possibile». Divengono così suoi discepoli, ricevendo la promessa «di trovare ristoro per tutta la vita». Una promessa estesa poi «a tutte le genti». E in particolare nell’Anno Santo, in cui «nelle cattedrali, nei santuari e in tante chiese nel mondo, negli ospedali, nelle carceri», i pellegrini varcano la Porta della Misericordia per una ragione precisa: «Per trovare Gesù», sottolinea il Papa, «per trovare l’amicizia di Gesù, per trovare il ristoro che soltanto Gesù dà. Questo cammino esprime la conversione di ogni discepolo che si pone alla sequela di Gesù. E la conversione consiste sempre nello scoprire la misericordia del Signore. Essa è infinita e inesauribile: è grande la misericordia del Signore». 

L’invito finale è a non farci «togliere la gioia di essere discepoli del Signore». Il Papa si rivolge ad ognuno dei fedeli: «Lasciati guardare dal Signore, apri il tuo cuore, senti su di te il suo sguardo, la sua misericordia, e il tuo cuore sarà riempito di gioia, della gioia del perdono, se tu ti avvicini a chiedere il perdono». E ha concluso: «Nelle difficoltà della vita, prendiamo coraggiosamente la rotta con Gesù e non saremo mai soli. Non lasciamoci togliere la gioia di essere discepoli del Signore».

Infine, si è riferito a questa Festa rivolgendo il suo saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli: “Cari giovani, riprendendo dopo le vacanze le consuete attività, rafforzate anche il vostro dialogo con Dio, diffondendo la sua luce e la sua pace; cari ammalati, trovate conforto nella croce del Signore Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo; e voi, cari sposi novelli, sforzatevi di mantenere un costante rapporto con Cristo Crocifisso, affinché il vostro amore sia sempre più vero, fecondo e duraturo“.

fonte: Famiglia Cristiana