Non è solo questione di promozione turistica o di riscoperta naturalistica e spirituale. La valorizzazione dei “Cammini francescani” punta a far emergere attualità e valore di un messaggio, quello di san Francesco e del francescanesimo, che ha avuto un profondo impatto sull’identità europea.

Se ne è parlato ieri a Greccio, al convegno che l’associazione “I Cammini di Francesco” ha organizzato all’Oasi Gesù Bambino su “Il valore di un percorso, attualità attraverso i secoli”. Occasione per presentare anche l’accordo che l’organismo – che unisce gli itinerari legati al santo di Assisi che, dalla Romagna e dall’Appennino Tosco-Emiliano, raggiungono l’Urbe passando per l’Umbria e la Valle Santa reatina – ha voluto stringere con l’Ufme (Unione dei frati minori d’Europa). A rappresentare quest’ultima, il presidente fra’ Sabino Iannuzzi, che ha illustrato il progetto che tale organismo sta lanciando – prossimo ad essere presentato al Consiglio d’Europa di Strasburgo per un riconoscimento ufficiale europeo – per attualizzare alcune «vie del sapere umano» in Europa (diritti umani, lavoro, economia, progresso scientifico, rapporto fede-scienza, dialogo e libertà) di cui i seguaci di san Francesco intendono farsi promotori.

E questo sulla scia di uno “stare sulla strada” che il francescanesimo ha vissuto sin dall’inizio, tra condivisione della vita degli ultimi e costruzione di cultura alta (basti pensare che molte delle università medievali europee nacquero come studi francescani), come ribattuto dagli storici dell’Antonianum Marco Bartoli (per il quale i Cammini di san Francesco, riproponendo itinerari che comprendevano eremi ma anche castelli, aiutano a «ripercorrere l’avventura non solo spirituale ma anche umana» della storia europea) e fra’ Pietro Messa (che ha rievocato in particolare due elementi di attualità dell’ideale di Francesco: la cura dell’ambiente e la gestione dei beni che il figlio del mercante Pietro Bernardone seppe ben «evangelizzare»).

I cammini tracciati sin dall’epoca medievale spingono ora a «mettersi in cammino» con quello stile di «sinodalità» caro a papa Francesco, ha rimarcato l’arcivescovo Agostino Marchetto, che dell’associazione è presidente onorario: l’ex segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti ha sottolineato in particolare quanto il progetto arrivi a comprendere la Roma papale, meta obbligata del santo di Assisi.

E nella tavola rotonda svoltasi il pomeriggio con gli esponenti delle amministrazioni locali, il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha sottolineato la valenza profetica del messaggio del Poverello: la Chiesa feudale e teocratica di Innocenzo III «aveva bisogno non di essere puntellata ma solo di tornare al Vangelo, non fuori dal mondo, ma nella vita concreta e nella letizia, in nome della nuda povertà della croce. Qui forse possiamo arrivare al punto. Francesco ha speso la sua vita alla ricerca della libertà. Per questo ha persino preferito restare un “idiota”. Ma quando gli ignoranti intravedono gli inganni o gli idoli che si manifestano nella cultura dominante, allora possono essere in grado, più dei dotti, di accogliere la libertà della profezia evangelica». E il profetismo che «da sempre appartiene al patrimonio genetico della Chiesa» è «un patrimonio che può mettere in movimento un popolo».

fonte: Avvenire