San Felice I, papa

Liturgia della Parola

1Gv 2,12-17; Sal 95; Lc 2,36-40

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, c’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

…è meditata

Il legame col Tempio, per ogni pio israelita, era il legame diretto con la santità di Dio, con la beatitudine di stargli vicino. «Beato chi hai scelto perché ti stia vicino: abiterà nei tuoi atri» (Sal 65 [64],5), «Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa» (Sal 84 [83],11) dice il Salmista. In questi atri e in questo contesto di amore totale per il Signore, vediamo sia la profetessa Anna, ottantaquattrenne innamorata di Dio e da Lui riempita nel vuoto della vedovanza, sia il Bambino-redenzione di Gerusalemme, portato dai genitori, per ubbidienza alla Legge mosaica. È Gesù l’atteso e anche il Nuovo Tempio! D’ora in poi la santità si misurerà non più in base alla vicinanza a un luogo, ma alla conformazione a una Persona: il Figlio di Dio.

…è pregata

O Spirito Santo,
insegnami a lodare la Santissima Trinità,
ad adorarla come va adorata,
a parlare delle sue meraviglie.
Amen.

…mi impegna

Il Figlio di Dio, la seconda Persona della Trinità, è rimasto in mezzo a noi e vive nei tabernacoli di ogni chiesa cattolica, nella forma eucaristica. La lucina del lumino rosso perpetuo, sempre accesa, ce lo segnala. Voglio dargli degna adorazione ogni volta che entro in Chiesa, non trascurando di salutarlo immediatamente, con una genuflessione prolungata e devota. San Francesco d’Assisi ce ne lascia un bell’esempio, e insegnò a fare altrettanto ai suoi frati, di cui si dice: «Fedeli all’esortazione di Francesco, essi, ogni volta che passavano vicino a una chiesa oppure anche la scorgevano da lontano, si inchinavano in quella direzione e, proni verso terra con il corpo e con lo spirito, adoravano l’Onnipotente, dicendo: “Ti adoriamo, Cristo, qui e in tutte le chiese» (FF 401).