San Vincenzo Ferrer, sacerdote

Liturgia della Parola

At 3,11-26; Sal 8; 

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, i discepoli di Emmaus narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

…è meditata

Tutti abbiamo sperimentato la gioia per la nascita di un bimbo e il dolore per la morte di una persona cara, ma la risurrezione è un evento sovrumano, pertanto le perplessità, i dubbi, i turbamenti degli apostoli di fronte al racconto delle donne, di Pietro e di Giovanni e dei due discepoli di Emmaus, sono reazioni più che plausibili. Né diminuiscono allorquando, improvvisamente, Gesù in persona si presenta in mezzo a loro. L’apparizione desta sorpresa e timore. Un uomo in carne ed ossa non può passare attraverso le porte chiuse. Essi credono di vedere uno spirito, un fantasma.
E nonostante i tre anni di vita vissuta insieme fanno fatica a riconoscerlo. “Non sono un fantasma” è il lamento di Gesù e sottintende il desiderio di essere abbracciato con lo slancio di chi ti vuole bene. La sua prima parola da Risorto è “Pace a voi”, un saluto che augura benessere, armonia, felicità, saluto rivolto proprio a loro che lo avevano vigliaccamente abbandonato!
Il contrasto dei sentimenti (paura, stupore e forse vergogna) è tale da impedire di riconoscerlo.
Ma Gesù con pazienza li invita a convincersi della verità e mostrando le cicatrici delle mani e dei piedi insiste: “Sono proprio io! Toccatemi e guardate”. Sopraffatti dalla gioia, i discepoli non possono ancora credere. Ecco allora una seconda dimostrazione che deve per forza convincerli: il Risorto chiede qualcosa da mangiare, solo un corpo vero può mangiare.
Questo piccolo segno del pesce arrostito, gli apostoli lo daranno come prova decisiva: “Abbiamo mangiato con Lui dopo la sua risurrezione” (At 10,41). Perché mangiare è il segno della vita, mangiare insieme è il segno più eloquente della vera comunione. Schiacciati dall’evidenza, diventano, per mandato dello stesso Gesù, testimoni della Risurrezione.

…è pregata

Grazie, Gesù, per questo bel saluto e per la Tua Presenza.
Solo Tu puoi dare la pace del cuore,
la serenità, la gioia piena.
A stare con Te si prova un senso di benessere totale.
Ma come rispondere al tuo invito: “Toccatemi, guardate”?
Dove toccarti, dove vederti oggi, Signore?
Sei nel vagito di un bimbo che nasce,
nel fiore che sboccia,
nella gioia che scaturisce da un preghiera sincera,
sei nel pulsare della vita in cui siamo immersi.
Perché tu sei VITA!
Amen.

…mi impegna

A saperti cercare e riconoscerti nella mia vita e nei fratelli bisognosi di aiuto e di luce e ad essere testimone credibile di quanto hai operato in me. Chi Ti incontra veramente non resta quello di sempre, ma cambia mentalità, cioè si converte.