Il pensiero di Papa Francesco

Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. È anche colei che conserva premurosamente «tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante e lavoratrice a Nazaret, ed è anche nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39). Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione. Le chiediamo che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo. È il Risorto che ci dice, con una potenza che ci riempie di immensa fiducia e di fermissima speranza: «Io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5).

In ascolto di Don Tonino Bello

Santa Maria, Vergine della sera, Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, facci il regalo della comunione. Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, che non sembra estranea neanch’essa alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo, e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. Te lo chiediamo per la nostra città, che spesso lo spirito di parte riduce così tanto a terra contesa, che a volte sembra diventata terra di nessuno. Te lo chiediamo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocifisso, e la fruizione serena degli affetti domestici, le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile. Te lo chiediamo per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell’egoismo e dell’isolamento, possiamo stare sempre dalla parte della vita, là dove essa nasce, cresce e muore. Te lo chiediamo per il mondo intero, perché la solidarietà tra i popoli non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico su cui fondare l’umana convivenza. E i poveri possano assidersi, con pari dignità, alla mensa di tutti. E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani.