Il pensiero di Papa Francesco

Guardiamo Maria: dopo l’Annunciazione, il primo gesto che compie è di carità verso l’anziana parente Elisabetta; e le prime parole che pronuncia sono: “L’anima mia magnifica il Signore”, cioè un canto di lode e di ringraziamento a Dio non solo per quello che ha operato in lei, ma per la sua azione in tutta la storia della salvezza. Tutto è suo dono. Se noi possiamo capire che tutto è dono di Dio, quanta felicità nel nostro cuore! Tutto è suo dono. Lui è la nostra forza! Dire grazie è così facile, eppure così difficile! Quante volte ci diciamo grazie in famiglia? E’ una delle parole chiave della convivenza. “Permesso”, “scusa”, “grazie”: se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. “Permesso”, “scusami”, “grazie”. Quante volte diciamo “grazie” in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. E’ facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma andare a ringraziarlo: “Mah, non mi viene”.

In ascolto di Don Tonino Bello

Il Vangelo non dice nulla. Ma i riferimenti biblici che alludono all’eleganza di Maria sono tantissimi.

Basterebbe pensare a quel passo del Cantico dei Cantici nel quale la liturgia intravede, come in filigrana, la figura della Madonna che lotta in nostro favore contro le forze del male: «Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?», il testo latino dice: «Electa ut sol». Electa vuol dire “elegante”. Ha la stessa radice verbale.

Elegante come il sole! Non c’è chi non veda come, di fronte a lei, i modelli disegnati da Valentino sembrano ciarpame, e le creazioni di Giorgio Armani scampoli da rigattieri.

Ma c’è anche l’Apocalisse che riprende gli elementi cosmici del sole, della luna e delle stelle, con cui l’arte di tutti i secoli ha imbastito le cose più leggiadre sulla eleganza di Maria: «Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle»,

E poco più avanti ricorre un altro celebre testo, che si riferisce, è vero, alla nuova Gerusalemme, ma nel quale la tradizione, attraverso quel gioco di dissolvenze teologiche per cui spesso realtà e segni si scambiano le parti, ha scorto la presenza di lei: «Sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino pura, splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei Santi».

La Vergine, quindi, questa anticipazione meravigliosa della Chiesa, scende dal cielo, adorna di monili e palpitante di veli, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. È tutto un inno all’ eleganza di Maria.

Una eleganza, chiaramente, da leggere in termini di finezza interiore, e non certo sulla base delle sue frequentazioni presso le boutique di Nazaret o gli atelier di alta moda di Gerusalemme.

Benché, a meditare attentamente il Vangelo, non sembrano del tutto fuori posto le allusioni anche all’ eleganza fisica di Maria.

lo non so se nell’intimità della casa, dove fioriscono i vezzeggiativi della tenerezza, Gesù si divertisse a chiamare sua madre con i nomi delle piante più profumate, come un giorno avrebbe fatto la Chiesa: rosa di Gerico, giglio delle convalli, cedro del Libano, palma di Cades… C’è da supporre, però, che pensasse proprio a lei, fiore di bellezza, quando un giorno disse alle folle: «Osservate come crescono i gigli del campo… io vi dico che neppure Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro».

Come pure c’è da supporre che pensasse proprio a lei quando disse: «Lucerna del corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce». In quel momento dovettero balenargli gli occhi di sua madre. Quegli occhi in cui non solo traluceva la trasparenza dell’ anima, ma che davano spessore di santità anche all’eleganza del suo corpo.