Il pensiero di Papa Francesco

C’è una realtà: Maria sempre ci porta a Gesù. È una donna di fede, una vera credente. Possiamo domandarci: come è stata la fede di Maria?

Il primo elemento della sua fede è questo: la fede di Maria scioglie il nodo del peccato (cfr LG, 56). Che cosa significa? I Padri conciliari [del Vaticano II] hanno ripreso un’espressione di sant’Ireneo che dice: «Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la vergine Maria l’ha sciolto con la sua fede» (AH III, 22, 4).

Ecco il “nodo” della disobbedienza, il “nodo” dell’incredulità. Quando un bambino disobbedisce alla mamma o al papà, potremmo dire che si forma un piccolo “nodo”. Questo succede se il bambino agisce rendendosi conto di ciò che fa, specialmente se c’è di mezzo una bugia; in quel momento non si fida della mamma e del papà. Voi sapete quante volte succede questo! Allora la relazione con i genitori ha bisogno di essere pulita da questa mancanza e, infatti, si chiede scusa, perché ci sia di nuovo armonia e fiducia. Qualcosa di simile avviene nel nostro rapporto con Dio. Quando noi non lo ascoltiamo, non seguiamo la sua volontà, compiamo delle azioni concrete in cui mostriamo mancanza di fiducia in Lui – e questo è il peccato -, si forma come un nodo nella nostra interiorità. E questi nodi ci tolgono la pace e la serenità. Sono pericolosi, perché da più nodi può venire un groviglio, che è sempre più doloroso e sempre più difficile da sciogliere.

In ascolto di Don Tonino Bello

«Spendersi per i poveri, va bene.
Abilitarsi come Chiesa a lavare i piedi di coloro che sono esclusi da ogni sistema e che sono emarginati da tutti i banchetti della vita, va meglio. Ma prima ancora dei marocchini, degli handicappati, dei barboni, degli oppressi, di coloro che ordinatamente stazionano fuori del cenacolo, ci sono coloro che condividono con noi la casa, la mensa, il tempio […]. Il servizio agli ultimi che stanno fuori non purifica nessuno, quando si salta il passaggio obbligato del servizio agli ultimi che stanno dentro. Anzi si ritorce come condanna perfino su chi crede che gli basti la riconciliazione procuratagli dai sacramenti, quando poi snobba quella grande riconciliazione con la vita che si raggiunge lavando i piedi del prossimo più prossimo Gli uni gli altri. A partire dalle famiglie. Che non possono dirsi cristiane se non assumono la logica della reciprocità. Perché, se il marito smania di lavare i piedi ai tossici, la moglie si vanta di servire gli anziani e la figlia maggiore fa ferro e fuoco per andare nel terzo mondo come volontaria, ma poi tutti e tre non si guardano in faccia quando stanno in casa, la loro è soltanto una contro testimonianza penosa. Che danneggia perfino i destinatari di un servizio apparentemente così generoso.