Sant’Anastasio I, papa

Liturgia della Parola

Gdc 13,2-7.24-25; Sal 70; Lc 1,5-25

La Parola del Signore

…è ascoltata

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.
Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.
Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la  mia vergogna fra gli uomini».

…è meditata

In questo tempo di Avvento gli angeli affollano la Palestina.
Nella liturgia, dopo l’annuncio a Giuseppe, ecco quello a Zaccaria che precede quello a Maria. L’annuncio a Zaccaria è molto simile a quello che sarà fatto a Maria. È lo stesso angelo, Gabriele, che viene inviato da Dio, ma diversa è la reazione. Alle parole di Gabriele, “non temere”, in Zaccaria vi è una mancanza di fede. La domanda di Zaccaria: “come posso conoscere questo?”, è la richiesta di un segno. È lecito domandare a Dio un segno, ma non fino a tentarlo. Paga pegno, rimane muto, ma è stato pronto per l’appuntamento tanto atteso con Dio. A chi faceva servizio al tempio capitava una volta sola nella vita di entrare nel tempio e quando tocca a Zaccaria, egli indugia nell’incontro con Dio e trova Dio all’appuntamento. L’evento che gli viene annunciato, la maternità di Elisabetta, pur non essendo legata ad un concepimento verginale, è segno di un intervento straordinario di Dio, data la precedente sterilità dei coniugi e l’età avanzata della moglie. Zaccaria ed Elisabetta, primi personaggi del Vangelo di Luca, sono una coppia sterile. Di loro Luca dice la giustizia, la fedele osservanza della legge, e dice anche un “ma” per comunicare che non avevano figli. Alla fine della lettura ci sembra di potere attribuire quel “ma” agli uomini (“togliere la mia vergogna tra gli uomini”), non certamente a Dio che li sceglie per il suo piano di salvezza. La sterilità non è un demerito davanti a Dio, così come l’avere figli non è un merito davanti a Lui. Oggi, di fronte all’aumentare del problema della sterilità per tante coppie, l’esempio di questa coppia suggerisce un atteggiamento alla comunità: avvolgere di un amore comprensivo chi si trova a vivere una sofferenza tanto grande. E suggerisce a tutti gli sposi che il modo giusto di pensare ad un figlio, sia che arrivi sia che non arrivi, è quello che esso è dono e va chiesto, con la perseveranza di Zaccaria, a Dio. Egli saprà esaudire le nostre richieste aprendoci ad una paternità/maternità più grande e capace di dare il proprio amore ad un figlio proprio, al figlio di altri nell’adozione e/o nell’affido, ai figli di tutti nell’impegno sociale, civile ed ecclesiale. Infine uno sguardo al figlio Giovanni: Gesù lo definirà “il più grande tra i nati di donna” (Lc 7,28), grandezza che indica la santità che si conviene ad un consacrato da Dio. Il nome che dovrà essere dato al bambino sarà Giovanni che significa: “Dio è favorevole”. Il nome del protagonista di questo brano evangelico è portatore di un messaggio e di un dono: i tempi escatologici sono tempi della visita di Dio apportatrice di grazia e per questo suggeriscono a tutti sentimenti di gioia.

…è pregata

Signore,
rafforza la nostra fede,
fa’ che nelle nostre giornate
non manchiamo mai all’appuntamento con Te,
e fa’ che possiamo vivere sempre lieti
nella attesa della tua venuta.
Amen.

…mi impegna

Cerco di essere fedele oggi agli appuntamenti con Dio: l’ascolto e la meditazione della sua Parola; la preghiera del mattino e della sera; la preghiera prima dei pasti; l’incontro con i fratelli.