Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

…è meditata

Dopo la confessione di Pietro, Gesù annuncia la sua morte e risurrezione. Nei versetti del vangelo di Luca che seguono, troviamo l’invito e le condizioni per la sequela contenute in tre verbi: rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguire. Forse non c’è pagina più difficile di questa da accettare, perché rinnegare se stessi è più difficile che prendere la croce sulle spalle! Rinnegare se stessi richiede “un’operazione chirurgica” nel nostro egoismo; vuol dire mettere al primo posto non “l’io” ma l’altro… perché in lui c’è Cristo stesso. È mettersi dal punto di vista di quella che il vescovo Tonino Bello chiamava “Chiesa del grembiule”, dove il servizio diventa il distintivo di ogni cristiano; ci si converte amando, si ama convertendosi. Prendere la croce, contemplarla e assumere la carne del povero, dell’oppresso, di chi è collocato ai margini del potere: uscire da sé per instaurare una nuova relazione con gli altri. Seguire: fino a Gerusalemme dove si conclude la vicenda terrena di Gesù e andare oltre seguendo le orme del crocifisso risorto.

…è pregata

Santa Maria, aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni
quotidiane, non con l’anima dei disperati, ma
con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo
della mano di Dio.

Amen.

Don Tonino Bello

…mi impegna

Accettare la propria croce non è un impegno di un giorno. Può iniziare con un primo passo, quello di rinnegare se stessi, o almeno per oggi, non lamentarmi della mia condizione, ma guardare e pregare per quella degli altri.