Liturgia della Parola

Gn 12,1-4a; Sal 32; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

La Parola del Signore

…è ascoltata

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

…è meditata

Un cammino di bellezza
Gesù ci conduce in disparte, in questa quaresima.
Lo fa per permetterci di tornare in noi stessi, per riafferrare l’essenziale, per riaffermare che siamo dei cercatori, per lasciare che la nostra anima ci raggiunga, infine.
Per non essere travolti dalle cose che facciamo e che, troppo spesso, ci definiscono e ci divorano.
Per non essere fintamente innocenti e distratti davanti alle scelte, alle tentazioni che anche Gesù ha voluto sciogliere. L’ossessione del pane, il miracolismo, il compromesso col potere avvelenano il nostro rapporto con Dio.
Sì, abbiamo bisogno di deserto, ma del deserto fatto di silenzi gravidi, di innamoramento, di rarefazione delle emozioni.
Un deserto luminoso in cui poter vedere Dio.
Sempre lui
Salgono sul monte, su un alto monte.
In realtà è una collina ma l’amore rende tutto immenso.
E lì, annota Matteo, Gesù viene trasfigurato. Svela la sua profonda natura, la sua vera identità.
Non si toglie il vestito dozzinale sotto cui si nasconde Superman, no.
È lo sguardo dei discepoli che cambia. Perché la bellezza, come l’innamoramento, come la fede, sta nel nostro modo di vedere. Quando sono innamorato trovo il mio amato il più bello fra tutti. Quando amo una disciplina sportiva sono disposto a sudare e a faticare per praticarla. Quando riesco a orientare la mia mente verso le mie emozioni, colgo la bellezza abbagliante di un paesaggio.
Molte cose concorrono nella bellezza. Una fra queste, certamente, è lo sguardo interiore capace di cogliere la verità, l’armonia, la pienezza in un oggetto, in un paesaggio, in una persona.
Possiamo stare con Gesù tutta la vita, e frequentarlo, e credere, e seguirlo.
Ma fino a quando il nostro sguardo interiore non si arrende alla sua bellezza, non ne saremo mai definitivamente segnati.
Sinai
Accade come sul Sinai, quando Dio si manifesta a Mosè in tutta la sua gloria: le nubi, i fulmini, la voce, l’ombra, la paura. Paura che deriva dall’intensità della bellezza, dall’insopportabilità della visione interiore.
Mosè e Elia conversano con Gesù: la Legge e i Profeti si inchinano al rivelatore del Padre.
Pietro viene travolto: la bellezza gli ha colmato il cuore.
Di quanta bellezza abbiamo bisogno per affrontare la parte faticosa del deserto! Quanto dobbiamo fare memoria per trovare il coraggio di partire in viaggio verso l’ignoto!
Il Dio bellissimo, misterioso e presente, rispettoso dei nostri tempi, seducente e libero, ci spinge a partire, a salire, a crescere.
Come ha fatto padre Abramo, il primo credente della Storia.
Lech lecka
Vattene! Esci!
Nel testo originale della chiamata di Abramo si legge Lekh lekhà! che traduciamo con va’ via!
Ma che, letteralmente, significa, va’ per te stesso o va’, ti conviene!
Uscire significa, allora, entrare.
Entrare in sé, scoprire la dimensione della propria interiorità che abbiamo trascurato, accorgerci di avere un’anima. E che splende della bellezza divina.
Anima che non è la somma delle nostre emozioni, o dei nostri pensieri ma che è all’origine dei nostri pensieri e delle nostre emozioni e che possiamo scoprire con un lavoro costante di riflessione e di silenzio, di lettura orante della Bibbia e di preghiera.
Esiste l’anima, eccome!, è parente stretta dell’inconscio e a volte ne deve tenere conto, ma non si identifica con esso, è di più.
È un brandello della scintilla divina che abbiamo ricevuto nel momento del nostro concepimento, è il desiderio insopprimibile di assoluto e di pienezza che portiamo incollato nel cuore, è la percezione sana, profonda, irremovibile, di essere gettati nell’esistenza con uno scopo.
Questo deve fare Abramo, passare dal “fuori” al “dentro”, abbandonare gli idoli.
Gli conviene, è il momento giusto.
Lasciare la città, la folla, il giudizio degli altri, i legami, non sempre costruttivi e fecondi, con i famigliari, per andare altrove. L’uscire dalla città per andare nel deserto è il movimento della consapevolezza, il prendere in mano il proprio destino, decidere di vivere da protagonisti la propria vita.
Ma per andare dove?
Non lo sa ancora. Lo saprà solo camminando, muovendosi. Finché sta fermo, racchiuso nel suo piccolo mondo, nel suo dolore, nelle mille incombenze che cerca di governare, non capirà mai che esiste un altro luogo, un altro sé da scoprire. Solo camminando scopriremo dov’è la meta.
In cammino
Siamo chiamati a riconoscerci viandanti, cercatori, mendicanti di bellezza e di luce.
Chiamati a sperimentare la bellezza assoluta che non si identifica col lusso, con lo sfarzo, con l’eccesso. Ma che risuona in noi come nutrimento per l’anima.
La bellezza che contagia un paesaggio, un gesto, una melodia, una scelta.
Una bellezza che riflette la nostra natura profonda, così spesso appesantita da mille brutture.
Per questo siamo entrati in quaresima. Per fare esperienza del Dio bellissimo. [Paolo Curtaz]

…è pregata

O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri e hai dato a noi la grazia di camminare alla luce del Vangelo, aprici all’ascolto del tuo Figlio, perché accettando nella nostra vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

…mi impegna

Oggi ripeterò le parole che Gesù rivolse ai tre privilegiati testimoni della sua Trasfigurazione – “Alzatevi e non temete” – a qualcuno/a che aspetta una parola d’incoraggiamento.