Liturgia della Parola

Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

…è meditata

“Il pubblicano tornò a casa sua giustificato, a differenza del fariseo”. Quella che comunemente è chiamata la parabola del fariseo e del pubblicano, sarebbe più esatto definirla una storia esemplare, perché la vicenda qui raccontata non ha un suo significato diverso dall’insegnamento che se ne vuol ricavare. Essa si trova solo nel vangelo di Luca, che la pone subito dopo la parabola (questa sì, vera parabola) del giudice iniquo e della vedova. L’insegnamento principale che se ne può ricavare è già suggerito dall’evangelista nella frase introduttiva, in cui è detto a chi Gesù stesso volle indirizzarla: per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri. Notiamo che qui non sono nominati i Farisei, sicché questo insegnamento deve ritenersi valido, prima di tutto, per la comunità cristiana, a cui il terzo vangelo è destinato. Con antica e universale sapienza pedagogica, sono presentati due modelli di comportamento antitetici: uno di essi (quello del Fariseo) è sbagliato; l’altro (quello del pubblicano) è corretto. Si capisce benissimo anche in che consiste l’errore del Fariseo: egli sbaglia nel vantare davanti a Dio, con molte parole, i suoi meriti e nel pensare quindi che Dio stesso sia in debito nei suoi confronti; sbaglia inoltre nella sua pretesa di poter giudicare e disprezzare gli altri, compreso l’uomo da lui appena intravisto in fondo al tempio. In definitiva, il Fariseo mette se stesso al posto di Dio, dimostra di non sentire alcun bisogno di Dio. Il pubblicano, invece, concentrando in una sola frase e in un gesto di umiltà la sua preghiera, dimostra di avere scoperto insieme la grandezza e generosità di Dio. Dalla grandezza di Dio egli misura la sua miseria di peccatore; dalla generosità di Dio può sperare di essere perdonato e di potere così cambiare la sua vita.

…è pregata

O Dio, nostro Padre, che nella celebrazione della Quaresima ci fai pregustare la gioia della Pasqua; donaci di approfondire e vivere i misteri della redenzione per godere la pienezza dei suoi frutti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

…mi impegna

Oggi, dopo un buon esame di coscienza, mi accosterò al Sacramento della Riconciliazione.