Francesco alla Messa di chiusura: “Scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. Come Chiesa desideriamo metterci in vostro ascolto”

“Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. Come Chiesa di Gesù desideriamo metterci in vostro ascolto con amore, certi di due cose: che la vostra vita è preziosa per Dio, perché Dio è giovane e ama i giovani; e che la vostra vita è preziosa anche per noi, anzi necessaria per andare avanti”. Le forti parole del Papa risuonano nella Basilica vaticana, davanti a circa 7mila fedeli per la chiusura del Sinodo. Alla processione di ingresso, hanno preso parte anche i giovani uditori che hanno partecipato all’Assemblea sinodale. Come Bartimeo, il cieco di Gerico che dopo essere stato guarito da Gesù diventa discepolo, così “anche noi abbiamo camminato insieme, abbiamo fatto ‘sinodo’”, dice infatti Francesco.

LA CHIESA DESIDERA ASCOLTARE I GIOVANI
“Ascoltare, prima di parlare”, cioè “l’apostolato dell’orecchio”, è il primo passo che Gesù stesso indica quando ascolta il grido del cieco di Gerico e lo lascia parlare, senza essere sbrigativo mentre coloro che stavano con Gesù rimproveravano Bartimeo perché tacesse. “Avevano in mente i loro progetti”, nota il Papa per mettere in evidenza come, invece, per Gesù “il grido di chi chiede aiuto” non sia un disturbo ma “una domanda vitale”. I cristiani sono quindi chiamati a prestare ascolto non “alle chiacchere inutili” ma ai bisogni del prossimo, con amore e pazienza. E come Dio non si stanca mai, ma gioisce sempre quando “lo cerchiamo”, così i cristiani devono chiedere “la grazia di un cuore docile all’ascolto”.

TESTIMONI DELL’AMORE DI DIO, NON MAESTRI DI TUTTI O ESPERTI DEL SACRO
“Farsi prossimi”, “antidoto contro la tentazione delle ricette pronte”, consiste quindi nel “portare la novità di Dio nella vita del fratello”. Per questo, il Papa esorta a chiedersi se si è capaci di “uscire dai nostri circoli per abbracciare quelli che ‘non sono dei nostri’ e che Dio cerca ardentemente”. C’è, infatti, sempre, la tentazione di “lavarsi le mani” mentre il Papa esorta a fare come Gesù che si è chinato su un cieco, cioè esorta a “sporcarci le mani”. E quando per amore di Dio “anche noi ci facciamo prossimi diventiamo portatori di vita nuova: non maestri di tutti, non esperti del sacro, ma testimoni dell’amore che salva”.

LA LETTERA AI GIOVANI DEL MONDO DEI PADRI SINODALI

“Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia”. Lo affermano i Padri sinodali nella Lettera ai giovani del mondo a conclusione del Sinodo loro dedicato, letta nella Basilica di San Pietro al termine della messa di papa Francesco. “La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento”, aggiungono i vescovi.