Liturgia della Parola

Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?». E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?». Risposero le guardie: Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!». Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua.

…è meditata

“Il Cristo viene forse dalla Galilea?”. Il nostro brano evangelico appartiene alla parte conclusiva del frastagliato discorso tenuto da Gesù, nel Tempio di Gerusalemme, in occasione della festa delle Capanne (o dei Tabernacoli). Il suo tema dominante è quello delle diverse reazioni degli ascoltatori di Gesù alle parole con cui egli si era dichiarato inviato da Dio e intimamente legato a lui (vv. 28-29). La confusione degli ascoltatori era tanta che si elencano qui diverse o contrastanti reazioni. La prima reazione è quella di coloro che dicevano: Questi è davvero il profeta! (v.40). Con queste parole si riconosceva in Gesù il personaggio annunciato per il tempo messianico da Mosé in Deuteronomio 18,15 (Il Signore tuo Dio susciterà… un profeta pari a me). Quest’idea, che Gesù fosse il profeta predetto dal Deuteronomio ovvero un nuovo Mosé, dovette essere abbastanza diffusa tra i primi ascoltatori di Gesù e sembra accolta anche da tutti gli evangelisti (senza escludere altre qualifiche integrative). Qualcosa di più attribuivano a Gesù quelli che lo riconoscevano come il Cristo (cioè il Messia) (v.41). A questo riconoscimento (e non oltre) arrivarono i Dodici, secondo i vangeli sinottici (Mc 8,29 e parall.). Contro questo riconoscimento insorgevano altri, i quali erano sicuri nel loro rifiuto, perché sapevano che il Cristo doveva venire dalla stirpe di Davide e da Betlemme (v.42), il che, secondo loro non era, dato che tutti conoscevano la provenienza di Gesù dalla insignificante Nazaret (così si era espresso anche il senza malizia Natanaele: Gv 1,45-49). A questi si accodavano quelli che volevano arrestarlo (v.44). Il massimo della confusione, il nostro brano la registra quando riferisce che le guardie, che erano state inviate ad arrestarlo, ritornarono a mani vuote, dichiarando “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo! (vv.45-46). A questo punto, nello stesso Sinedrio si aprì una spaccatura, tra quelli già pronti a condannare Gesù e Nicodemo, che richiama il principio secondo cui nessuno può essere condannato se prima non è stato ascoltato e non si è visto ciò che fa (vv.49-52). In questo quadro, anche oggi, si possono riconoscere quelli che accolgono Gesù e il suo vangelo, quelli che esitano e quelli che ostinatamente lo respingono.

…è pregata

Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

…mi impegna

Oggi prego per tutti quelli che si ostinano a respingere la persona di Gesù. Non è, quindi, escluso che non debba pregare anche per me!