Pablo Neruda scriveva che nascere non basta a nessuno, è necessario rinascere. La
rinascita, infatti, può essere intesa in senso spirituale piuttosto che fisico e reale del termine,
come ritorno a buone condizioni morali o meno dopo una crisi o una delusione.

Maria di Magdala, nonostante la paura, esce di casa iniziando un nuovo cammino. Pur in
preda alla tentazione di cedere al vuoto, non si lascia guidare dall’evidenza ma dall’amore,
perché solo l’amore conosce, avrebbe scritto qualche anno più tardi s. Antonio di Padova.
Aveva trascorso il sabato con gli apostoli ridotti al silenzio, dominati dal sapore della
sconfitta (ecco l’evidenza: i fatti).

Ma non si è lasciata influenzare dal loro annientamento. Ha sfidato il pericolo di chi avrebbe
voluto eliminare anche gli amici di Gesù (ecco l’amore): anche che nella notte più buia,
proprio quando la disperazione vorrebbe avere il sopravvento, c’è sempre una via, ma è
necessario uscire dalle proprie barricate e, sebbene ancora al buio, cercare la strada verso il
sepolcro vuoto del Signore Gesù. Maria di Magdala è capace di elaborare la sua perdita,
non la rimuove. Affrontare l’esperienza della morte ci permette di vivere la vita in un modo
che la nostra rimozione non ci consentirebbe mai.

Maria avrebbe potuto immergersi nella frenesia del lavoro per non pensare: una via, questa,
molto battuta, dove la velocità di movimento e l’eccesso di cose da fare diventano una
scorciatoia per non prendere contatto con ciò che fa soffrire nel profondo. Ma se non si
guarda al proprio dolore, ogni crescita è bloccata. Intuisce, Maria, che il suo come il nostro
dolore non sono mai eventi isolati ma fanno parte di un mistero molto più grande le cui
conseguenze saranno svelate al sorgere del sole. Forse, se quelle conseguenze non sono
state ancora svelate a noi, è perché, a differenza di lei, ci siamo arresi molto prima,
imboccando una delle nostre scorciatoie.

Maria si sentirà chiamare per nome e a lei basterà voltarsi verso di lui per vederlo. Ma non è
scontato girarsi. Talvolta è più facile continuare a misurarsi con la sofferenza che lasciarsi
incontrare dalla risurrezione.

“Vòltati – sembra suggerire la donna di Magdala – lascia perdere il tuo sepolcro fatto di
attaccamenti e di paure. Solo allora riconoscerai il suo volto e la tua vita non sarà più la
stessa. Accadde quel mattino. Può accadere ogni mattina: sarà la tua Pasqua, la tua Pesah,
il tuo passaggio dalla morte alla vita”.

Quando questo accade ti accorgi che Gesù non è solo tuo: non puoi tenerlo per te, devi
portarlo ad altri. Non importa se gli altri non credono: accadde così anche a lei. D’altronde è
vero. Ogni uomo chiede una propria via per credere e Gesù acconsentirà rispondendo
personalmente: spezzerà il pane per alcuni, si mostrerà la sera di Pasqua ad altri, si lascerò
toccare da Tommaso, condividere del pesce con altri.

Coraggio fratelli e sorelle, come Maria ripartiamo e facciamolo insieme, tenendo fisso lo
sguardo alla meta finale che Gesù ci ha guadagnato e che l’esperienza pasquale ci fa
pregustare fin da adesso: la vita eterna!

“Da chi andremo Signore, tu solo hai parole di vita eterna!”: così Pietro trovando l’unica e
valida alternativa alla parola del mondo.

Vi benediciamo tutti assicurandovi la nostra vicinanza nella preghiera, porgendo ad ognuno
personalmente e alle vostre famiglie i nostri più cordiali auguri di Buona e santa Pasqua!

Vostri
P. Antonio e P. Alfonso