Ora di ReligioneIl ministro dell’Istruzione di un governo “tecnico” vuol rivedere l’ora di religione. Dimenticando che è il prodotto di un lungo e vasto dibattito approdato nel Concordato.

Colpisce, nel Governo dei tecnici, ovvero di ministri non eletti e chiamati a svolgere una legislazione d’urgenza in qualità di “civil servants”, la vocazione squisitamente politica che spesso li tenta, fino a toccare temi cutlurali e sociali che meriterebbero quanto meno un dibattito nazionale.

Il ministro dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo, ad esempio, ieri ha annunciato volontà riformiste a proposito dell’ora di religione: una questione controversa, delicatissima, sancita nel Concordato firmato tra Craxi e Casaroli dopo anni di proficuo e fecondo dibattito e confronto. E lancia come un sasso una proposta che è destinata a far discutere: cambiarla in senso interreligioso.

Se il Paese diventa sempre più multiculturale, i programmi scolastici si devono adeguare, è l’idea del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. “Credo che il Paese sia cambiato”, dice il ministro, “nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e Paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione». Un discorso che vale per l’ora di religione, ma anche «per l’ora di geografia», che, secondo Profumo, si può studiare anche ascoltando le testimonianze di chi viene da altri Paesi.

Paragonare l’ora di Geografia a quella di Religione ci pare quanto meno azzardato. Certo l’ora di religione non è ora di catechismo ma è un libero approfondimento culturale che aiuta i ragazzi a capire le ragioni profonde dell’uomo, quella domanda di senso che lo distingue dal resto del creato e gli permette di comprendere le sue radici. Anche per laici come Umberto Eco la Bibbia e il cattolicesimo sono fondamentali per capire da dove si viene, per conoscere il proprio patrimonio storico e non va in contrasto con la laicità dello Stato. Che poi ci si debba confrontare anche con le altre religioni, approfondirle, è altrettanto sacrosanto: e infatti è previsto dagli attuali programmi.

Ma prima di comprendere gli altri, bisogna comprendere se stessi. E anche chi è figlio di chi viene da lontano, ha il diritto di studiare le radici spirituali della terra che lo ha accolto come un fratello. Ridurre l’ora di religione a un sincretismo indistinto di religioni del mondo, accontentando le velleità laiciste di una minoranza (l’ora di religione è liberamente scelta da oltre il 90 per cento degli italiani) non aiuta questo Paese a ritrovarsi, bensì a smarrirsi. Aumentando lo spaesamento in cui siamo già abbondantemente immersi.

Fonte: Famiglia Cristiana – Francesco Anfossi