Con lo slogan “Gesù a bordo” hanno portato la gioia della fede e il loro sorriso sulle spiagge assolate, dietro le sbarre del carcere, agli anziani e nelle case famiglia.

Seicento giovani, dai 14 ai 30 anni, hanno invaso pacificamente Civitavecchia dove da martedì scorso a ieri si è svolto il 75° “Gifraevento”, l’incontro della Gioventù francescana. Per quattro giorni hanno pregato, riflettuto, ma soprattutto si sono messi in ascolto e al servizio degli altri. «Seguendo le indicazioni di papa Francesco che invita la Chiesa ad uscire, abbiamo voluto testimoniare il nostro essere cristiani e francescani in alcune periferie, cercando di portare, con umiltà e semplicità, la gioia nei luoghi dove spesso manca», spiega Alessio, del Consiglio nazionaledella Gifra.Dopo aver ricevuto il mandato missionario dalle mani di Luigi Marrucci, vescovo di Civitavecchia- Tarquinia, e aver preso spunto dalla catechesi di Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, i ragazzi, continua Alessio, «hanno cercato di mettere in pratica le parole recandosi in carcere, nelle case di riposo, nelle strutture della Caritas, nelle case famiglia o in altre associazioni come l’Unitalsi, ma anche sulle spiagge per fare servizio, animazione, evangelizzazione».

«Mi porto dietro la consapevolezza che i detenuti sono prima di tutto persone che hanno voglia di redimersi e di recuperare il tempo perduto », confida Matteo Mamusi, 20 anni, di Cagliari, che con il suo gruppo ha visitato i carcerati. «Siamo stati preparati dal cappellano, don Sandro. Dopo l’impatto iniziale con la struttura, il pregiudizio scompare e viene sostituito dalla fratellanza e dalla solidarietà», dice lo studente sottolineando che «i detenuti sono avidi di sguardi, di una stretta di mano». «Abbiamo visto un film sulla base del quale – racconta – abbiamo dialogato. Come ricordo, abbiamo regalato loro un disegno raffigurante una cella con una chiave a forma di “tau”, il simbolo francescano, e la scritta “Aprite le porte a Cristo” per spronarli a cercare la fede e a non perdere la speranza».

«È stato bello donare dei sorrisi», gli fa eco Stella Di Crescenzo, 16 anni, di Baronissi (Salerno), che ha trascorso una giornata con gli ospiti della “Repubblica dei ragazzi” che accoglie minori a rischio, italiani e stranieri. «Li abbiamo aiutati nelle pulizie, siamo stati al mare con loro e dopo il pranzo abbiamo fatto attività ricreative e di animazione. Mi ha colpito il modo in cui si sono donati a noi, sembrava ci conoscessimo da sempre», sorride Stella che non esita a dire di «essersi sentita in famiglia».

 

Al centro delle diverse iniziative non poteva che esserci l’Eucaristia, «dalla quale i giovani hanno tratto forza e alla quale hanno consegnato le fatiche al termine delle giornate», osserva Giuliano Cattabriga, ventinovenne di Roma, che ha prestato servizio nella chiesa dei Santi Martiri Giapponesi dove è stata organizzata una adorazione no-stop. «La gente è stata attratta da quella luce e dai ragazzi che sono stati per l’intera città un segno, un seme che in semplicità può crescere e dare frutti».

fonte: Avvenire.it