Sta per entrare nel vivo “Sorella terra”, il Festival francescano, organizzato dai frati dell’Emilia Romagna, che quest’anno si pone come il primo grande evento pubblico sui temi della nuova enciclica sul creato, di papa Francesco. Dal 25 al 27 settembre, il centro della città di Bologna vedrà più di 100 iniziative gratuite, tra conferenze, workshop, incontri con gli autori, attività per bambini, spettacoli dedicati alla spiritualità. I nomi dei protagonisti sono importanti: Romano Prodi, il regista Pupi Avati, il chimico Vincenzo Balzani, il poeta Alberto Bertoni, il fisico Carlo Cacciamani, il filosofo Massimo Cacciari, il teologo Paolo Curtaz, Alex Zanotelli, lo storico Jacques Dalarun, l’architetto Wittfrida Mitterer, l’attrice Amanda Sandrelli, e molti altri. Un appuntamento giunto alla settima edizione, che ha già toccato Reggio Emilia e Rimini, e la cui caratteristica è essere “itinerante”, come lo sono i frati. 

«C’è stato un periodo – spiega fra Giordano Ferri, direttore dell’evento -, in cui i frati si erano un po’ ritirati, in una vita quasi monacale. Ma il vero carisma francescano – quello proprio di Francesco – è annunciare il Vangelo andando incontro alle persone, ecco perché protagonista del nostro festival sarà la piazza Maggiore. È nella piazza, con la gente, che noi francescani dobbiamo stare. Pensiamo al frate questuante, figura ormai completamente scomparsa, ma che trovava il suo senso nell’andare a bussare alle famiglie, e quindi a incontrarle. E questo carisma itinerante si riverbera in un festival itinerante, che ha già toccato Reggio Emilia e Rimini, e che è alla ricerca di collaborazioni con altre regioni, per eventi da realizzare lungo tutta la penisola». 

Poiché il Festival di quest’anno fonda la riflessione sul “Cantico delle Creature”, si comincia venerdì 25 settembre, alle 9, con il convegno intitolato “Il cantico delle creature tra storia, poesia e teologia”, al quale partecipano Ivano Dionigi, Magnifico Rettore dell’Università di Bologna; Jacques Dalarun, autore dell’eccezionale scoperta di una nuova Vita di san Francesco; il preside del Seraphicum di Roma, Domenico Paoletti, e il poeta Alberto Bertoni.  

– Fra Giordano, qual è il segreto di questo festival? 
«Sicuramente… san Francesco, amato da tutti, credenti e non, trasversalmente. La sua capacità di dialogare con tutti è riconosciuta e valida anche oggi. E poi l’interazione con il pubblico. Ci sono conferenze classiche, con l’oratore seduto di fronte al pubblico, ma soprattutto workshop, e poi le attività didattiche, alle quali si sono iscritti negli anni dai 3.000 ai 5.000 ragazzi. Questo perché non vogliamo solo parlare del rispetto per il Creato, vogliamo educare a comportamenti virtuosi nei confronti dello stesso. Il festival, poi, è un insieme di eventi diversi, e anche su questo ci siamo ispirati a Francesco, al quale piaceva mescolare la preghiera al canto, la parola alla poesia. Questo cerchiamo di fare anche noi». 

–  Il vostro festival cresce di anno in anno. 200mila presenze da quando è iniziato, con una media annuale di 35mila. Come funziona la macchina organizzativa
«L’impegno è oneroso: abbiamo una segreteria stabile con quattro persone, e un centinaio di volontari, tra frati, suore, laici, amici (suddivisi in 13 gruppi), che lavorano tutto l’anno. Chi si occupa delle conferenze, chi degli spettacoli, chi delle attività didattiche. Tutto dev’essere preciso, anche perché abbiamo ospiti importanti. Il nostro vantaggio è che Francesco è molto amato. I grandi personaggi sono molto disponibili a parlare di lui, credenti e non. Anche chi non appartiene alla Chiesa cattolica, porta volentieri il suo contributo, per il fascino e il valore simbolico che ha il Poverello d’Assisi».   

– A chi vi rivolgete?
«A chiunque, dalla scuola d’infanzia a chi ha 99 anni, e più. L’obiettivo è raggiungere chi normalmente non frequenta i nostri ambienti, le nostre chiese, i nostri conventi. E, devo dire, che ci riusciamo abbastanza, arrivano persone di qualsiasi estrazione, cultura, religione. Sicuramente, una grossa fetta dei partecipanti è data dai francescani, tanto che quest’anno, il sabato, ingloberemo nel festival il raduno nazionale annuale dell’Ordine Francescano Secolare, il cosiddetto “Capitolo delle stuoie”. Ma ci sono anche simpatizzanti, persone innamorate di san Francesco, che vogliono conoscerlo meglio». 

– Come coprite le spese?
«Ovviamente, si tratta di un budget importante, per un evento importante. Collaborano con noi la Diocesi, il Comune e l’Università di Bologna. Per quanto riguarda le spese, un terzo viene coperto da noi francescani, un terzo dalle sponsorizzazioni, il resto dalle entrate del festival: vendita del gadget, tessere fedeltà… E poi ci sono molti enti, associazioni, istituzioni amici che magari non intervengono con il denaro, ma mettono a disposizione gratuitamente il pullman per i trasferimenti, piuttosto che la stanza d’albergo».

–  Lei è entrato tra i Francescani nel 1992, nel 1997, la professione solenne, ed è diventato sacerdote nel 2002. Che cosa la affascina, personalmente, di san Francesco? 
«Me ne sono innamorato leggendo una biografia passatami da un’amica. Poi andai in gita scolastica ad Assisi e Gubbio, e fu un colpo di fulmine; rimasi in estasi per qualche mese, quindi iniziai i ritiri vocazionali con i francescani, poi  scelsi il convento».   

– Ancora un riflessione sulla Laudato si’, ispiratrice del festival di quest’anno. Introduce un elemento interessante, forse  fino a papa Francesco troppo trascurato, cioè che uomo e natura rappresentano un tutt’uno. Rispettare il Creato per rispettare le creature che vi vivono…
«I cristiani sono stati spesso accusati di una visione antropologica, derivante anche dalle Sacre Scritture, dove sembra che tutto sia a servizio dell’uomo. In realtà, vediamo – soprattutto con san Francesco – come la terra, tutte le creature viventi, siano sorelle e fratelli. Animali, piante, tutto ciò che ci circonda, sono creature come noi, da rispettare, figlie e sorelle di uno stesso padre».   

Infine, il suggerimento di padre Alessandro Caspoli OFM, presidente del Festival:  «Non perdete, sabato 26 settembre, Earth Messa, la Messa della terra. Prevede, oltre a stili musicali diversi (dalla melodia gregoriana al gospel), anche i versi degli animali (l’ululato del lupo o il richiamo della balena), che concorreranno a creare uno spettacolo originale e suggestivo. Venite, per cantare insieme la bellezza della creazione».

fonte: Famiglia Cristiana