Il Convento S. Maria degli Angeli (1609)

 Quello di San Bartolomeo è il primo convento della Riforma fondato nel Sannio beneventano.
 Il P. Girolamo da Paduli nella relazione del 10 gennaio 1680 al Capitolo Generale come anno di fondazione del convento porta il 1609.
 Il P. Arcangelo da Montesarchio nel 1732 e F. Marciano da S. Marco in Lamis, in una sua relazione del 1861, lo ritengono fondato nel 1630, accettando come anno di fondazione l’iscrizione sul portale della chiesa.
 Nel 1609 i frati giungono sul luogo ed iniziano la costruzione del convento sul suolo donato dall’Università “sopra un colle, di prospetto alla suddetta terra, verso mezzogiorno e ponente”. Il convento viene edificato con le offerte dei fedeli e con il lavoro e l’impegno degli stessi frati.
 Il 29 ottobre 1611 è primo guardiano del convento P. Giambattista d’Alfedena, poi dal 1622 custode della stessa provincia.
 Nel 1614 opera nel convento anche una Fraternita del Terz’Ordine, che nel 1622 ottiene una sepoltura sotto l’altare di S. Francesco.
 Nel 1630 termina la costruzione anche della facciata della chiesa sulla quale oltre all’arma gentilizia della famiglia Borghese, viene posta la seguente iscrizione: “Coenobium et ecclesiam impensis universalibus absoluta portam sic ornatam suo aere ac pio animo Scipio S.R.Ec. Card. Burghesius abbas et baro strui mandavit Anno salutis MDCXXX’’. È la munificenza del Card. Scipione Borghese, abate commendatario, a com­pletare i lavori della chiesa e del convento.
 La chiesa, dedicata a S. Maria degli Angeli e consacrata dal vescovo di Volturara Appula mons. Tommaso Carafa, si presenta ad una sola navata con sei altari laterali, i quali vengono concessi come sepoltura a famiglie locali. Il 30 ottobre 1722 in Ariano viene concessa in infinitum la cappella di S. Pasquale al Dottore D. Domenico Mascia; nello stesso luogo, giorno e anno la cappella di S. Antonio al Dottore D. Stefano De Matteis; il 18 aprile 17221a cappella di S. Nicola di Bari a D. Tommaso Rosa per sè e per i suoi con l’obbligo di far solennizzare la sua festa a sue spese e ogni anno; il 28 maggio 1739 il diritto della sepoltura ai fratelli del Terz’ordine; in Ceppaloni 1’8 febbraio 1756 l’altare di S. Antonio a Nicola Cifelli di San Bartolomeo; in Ariano il 18 aprile 1771 l’altare di S. Antonio per la rinuncia fatta ed accettata di Nicola Cifelli al notar Gaetano de Nigris con l’obbligo della manutenzione e celebrazione della festapropria; il 26 gennaio 1790 il Dottore D. Costanzo Dotta della città di San Bartolomeo, nutrendo particolare devozione verso il Crocifisso, esposto sull’altare della chiesa, ottiene per sè e per i suoi successori il mantenimento di detto altare con la possibilità di fare a sue spese la sepoltura per sè, per la sua famiglia e heredibus eius in perpe­tuum, offrendosi di migliorarlo e mantenerlo; in Ceppaloni l’8 febbraio 1756 l’altare di S. Antonio a Nicola Cifelli di San Bartolomeo; infine nella seduta definitoriale di Montecalvo Irpino del 26 gennaio 1790 i fratelli e le sorelle del Terz’ordine di S. Francesco di San Bartolomeo ottengono per uso e comodo di sacristia dello stesso Terz’ordine il luogo corrispondente dietro l’altare di S. Antonio, con la possibilità di aprire la porta vicino a detto luogo, rifarla decentemente, e lasciare quella parte della chiesa che serviva prima per tale uso.
 Sull’altare maggiore viene collocata la tela raffigurante S. Maria degli Angeli (XVII sec.), mentre sugli altari laterali le statue lignee del XVIII sec. di S. Antonio, del Crocifisso, di S. Nicola, di S. Francesco, di S. Diego e di S. Pasquale. Particolarmente interessanti sono gli altari con i poliotti in marmo policromo e medaglione centrale in marmo bianco con la raffigurazione del titolare dell’altare.
 Nella chiesa rimangono i confessionali in legno, il coro e l’armadio della sagrestia ad intaglio e con molti motivi floreali di particolare pregio artistico, opera degli stessi frati. Si conserva anche la Via Crucis su tela. Sull’arco maggiore della chiesa rimane anche lo stemma dell’Ordine quadripartito con i quattro simboli francescani.
 Nella sagrestia oltre all’armadio si conservano le statue lignee di S. Coletta, di S. Giuseppe, S. Matteo, S. Pietro d’Alcantara e della Madonna della Purificazione.
  Il convento viene edificato sul lato destro della chiesa, con il chiostro ed il pozzo con acqua sorgiva. Intorno al chiostro si aprono le stanze per i servizi, mentre al piano superiore rimangono le celle. Sul retro della chiesa e del convento rimane il giardino con un secondo pozzo. Il giardino ha la sua recinzione. Fino agli inizi del XVIII secolo il convento ha questa forma poi i terremoti in più occasioni arrecano danni, ma sempre viene restaurato e conservato nella sua struttura originaria ba­rocca.
 Il P. Arcangelo da Montesarchio scrivendo nel 1731 dice: “Oggi è uno dei buoni conventi della Provincia; è luogo di professorio, di studio di filosofia, e vi dimorano 16 religiosi, benché ve ne possono abitare anche 20”. Infatti questo convento dal 1643 è sede di uno studentato e lo rimane fino alla soppressione. Nel 1853 è anche casa di Noviziato.
 Nel 1751 alla fraternità del Terz’Ordine si concede di aprire nella chiesa una porta che immette nel nuovo Oratorio costruito tra il 1751-1761 sul lato sinistro della chiesa.
 Dal catasto onciario, redatto nel 1753, si evince che ogni anno l’Università dà ai frati per il mantenimento e la pietanza ducati 57 e grana 50 e che le cappelle del Crocifisso, di S. Francesco e di S. Diego non vengono tassate.
 Nella soppressione napoleonica del 1809 rimane chiuso ma i frati vi ritornano il 28 gennaio 1816. Con la soppressione italiana del 3 gennaio 1866 il complesso conventuale viene adibito a caserma. Non vi ritorna la comunità dei frati, questi per accudire la chiesa ed il Terz’Ordine, rimangono nelle stanzette poste sulla sinistra della chiesa.
  A risolvere il bisogno impellente di dare ai Frati in S. Bartolomeo una abitazione più adeguata alla loro attività, dedicò le sue energie, nell’ultimo decennio del 1800, l’energico e combattivo P. Ambrogio Ciminelli di S. Nicandro Garganico, che fece sorgere dalle fondamenta, attaccata all’Oratorio del Terz’Ordìne, una nuova ala del Convento.
Oltre le difficoltà economiche, risolte dalla sua dinamicità e dalla generosità del popolo, dovette superare ostilità e opposizioni nascoste e palesi di elementi locali che intralciano l’opera. Contribuiscono all’impresa i terziari Pasquale e Donato Gisoldi e gratuitamente come manodopera molti fedeli. La spesa é di 16 mila lire ed il nuovo convento viene inaugurato il 25 agosto 1897.
 Nella fusione delle province del 1899 S. Bartolomeo viene assegnato alla Provincia di S. Michele Arcangelo di Puglia. Ritorna con il Sannio nel 1911 con la costituzione della Provincia dì S. Maria delle Grazie di Benevento, rimane però nella diocesi di Lucera fino al 1986 quando passa a quella di Benevento.
 La chiesa ed il convento subiscono danni nel terremoto del 1962 e vengono ristrutturati. Gli ultimi lavori di restauro alla chiesa, con il nuovo pavimento terminano come nella scritta sotto il portale “Anno santo della Redenzione 1983”.
 La chiesa conventuale dal 1987 ospita la sede della nuova parrocchia da costruirsi nel rione lanzitti intitolata al Cuore Immacolato di Maria. Si arricchisce anche di un organo a canne della ditta Mascioni di Cluvio, opera del maestro P. Egidio Circelli, nativo del luogo. Continua ad essere presente una numerosa fraternità dell’Ordine Francescano Secolare.
 S. Bartolomeo in Galdo ha dato all’Ordine numerosi frati e tra essi alcune anime sante come i servi di Dio P. Salvatore Mucciaccito (1672-1734) e P. Antonio M. Dota (1863-1937) nonché diversi ministri pro­vinciali come P. Francesco (1647) P. Paolo (1684) P. Tommaso (1704) ed il Vicario generale dell’Osservanza Cismontana P. Ferdinando D’Onofrio (+ 1837).